Come recuperare beni storici, aiutare il turismo ed evitare consumo di territorio ma serviranno sempre controlli rigorosi.
Venerdì mattina ero a Firenze su invito dell’Agenzia del Demanio all’inaugurazione del restauro di Villa Tolomei, una dimora del 1300 di proprietà dello Stato che era da decenni in condizioni di degrado.
Ad aprile ero intervenuto a Roma, come relatore, all’incontro: “Partecipiamo al “Progetto Valore Paese – DIMORE”, promosso dall’Agenzia del demanio che illustrava, con il ministero dei Beni culturali, il progetto che prevede una collaborazione pubblico /privato per un utilizzo, in particolare turistico, di beni che lo Stato non riesce a restaurare e mantenere.
Ho apprezzato proprio l’idea di non vendere i beni statali ma darli in concessione con regole e controlli stingenti. Per esempio mi hanno detto che, per disposizione statale, gli spazi comuni di Villa Tolomei saranno aperti al pubblico e visitabili gratuitamente tutti i giorni.
Da anni ho proposto in più sedi pubbliche di studiare quello che la Spagna ha avviato addirittura nel 1928 con un’azienda di stato che ha trasformato castelli e residenze di pregio di proprietà pubblica in ospitalità turistica, i famosi Paradores, che oggi sono 93.
Questo di Villa Tolomei ricalca in qualche modo quel modello ma con un coinvolgimento dei privati, viste le condizioni delle finanze pubbliche e, sentendo le parole della vicesindaco di Firenze, presente all’evento, ho capito quanto la Città abbia apprezzato questo recupero di un bene degradato per offrire ai turisti un luogo di grande suggestione.
Ovviamente nel valutare i primi beni demaniali proposti per questa cooperazione, occorrerà verificare bene, caso per caso, la sostenibilità della destinazione turistica e soprattutto mantenere sempre un rigoroso controllo pubblico.
Se davvero vogliamo bloccare il consumo di territorio, dobbiamo sempre più favorire il recupero di beni esistenti piuttosto che nuove costruzioni, per cui un’operazione come quella di Villa Tolomei merita “un giudizio positivo“.
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